Io ogni giorno passo da un blog all’altro e da un social all’altro.
Sospetto che per me i gradi siano anche meno di due e mezzo, almeno in fase di lettura.
L’altro giorno sono approdata sul neonato blog di una giovane (giovanissima se rapportata a me) Communiy Manager che in un post racconta di non essere riuscita a convincere la mamma ad aprire una pagina Facebook per il Centro sociale di cui fa parte.
La mamma non si è lasciata proprio spingere verso la pagina e ha aperto un profilo personale usando il mezzo in modo improprio come in tanti fanno.
Io lo voglio urlare ancora una volta che “non di sole pagine profili è fatto Facebook”
[Tweet “non di sole pagine profili è fatto Facebook”]
Per una associazione (e non solo) il giusto strumento tra quelli offerti dal social network in questione non è né una pagina né un profilo, ne esiste un terzo che è stato studiato proprio per le community e che non crea problemi né per i membri della comunità né per chi eventualmente deve seguire dall’esterno e, soprattutto, non c’è da aver paura dei problemi di visibilità organica calante e del rischio di dover fare pubblicità a pagamento per aumentare la visibilità che può toccare alle pagine ad uso commerciale, ma che comunque può essere fatta se lo si ritiene necessario.
Il segreto sta tutto nella conoscenza, se si conoscono tutti gli strumenti che ogni social network mette a disposizione è facile scegliere quello giusto per ogni esigenza.
Anzi, mi spingo più in là, si può anche pensare a qualche esperimento nuovo mescolando esigenze e strumenti che si hanno a disposizione.
Tutto sta a trovare un professionista che abbia questa conoscenza e la voglia di sperimentare e mescolare, buona ricerca.