Influencer? Blogger?
Ma esistono e sono una risorsa o sono delle figure mitologiche?
Esistono, sono persone vere che possono davvero fare la differenza online e di conseguenza anche offline per i brand, però devono essere scelti bene (anzi molto bene) e bisogna instaurare una collaborazione win win win (si sono 3 win) di reciproca soddisfazione e trasparenza tra tutti in soggetti coinvolti: influencer + brand + follower (questa parola prendila con le pinze perché non mi piace ma non ho trovato una definizione migliore).
A chi dice che gli influencer non esistono io faccio una pernacchia e cito la ricerca di Technorati che ha chiarito che i blog (ma anche i social media) sono tra le prime cinque fonti affidabili per le informazioni su internet e così accade che nel 2015 valgono più i consigli di una persona reale (di quelle che ci mettono la faccia) di cui ci si fida degli spot televisivi unidirezionali e palesemente finti.
Le aziende italiane quanto ci metteranno a recepire il messaggio non lo so ma le agenzie e i consulenti devono aiutarle a superare questa diffidenza, siamo noi che dobbiamo capire per primi che blogger e influencer sono risorse preziose non da spremere ma da coinvolgere anche nel processo progettuale di una campagna.
Sceglierli è facile e difficile allo stesso tempo, anzi è facile se sai come farlo, diventa un terno al lotto se brancoli nel buio non sapendo dove guardare e come cercare.
Se la scelta non è fatta bene diventano una colossale bufala che fa spendere soldi inutili all’azienda e credibilità a te, social media manager o agenzia.
Quando scelgo guardo i numeri ma anche tanti altri parametri, in più cerco di discostarmi dai cliché più classici come “abbigliamento femminile = fashion blogger” e affini, se le fashion blogger hanno blog e profili social invasi da brand di tutti i tipi difficilmente un’altra azienda dello stesso settore riuscirà a distinguersi in quello spazio e allora penso laterale, le blogger femmina più in generale possono essere un’ottima collaborazione anche se non trattano abitualmente di moda, anzi possono essere una collaborazione migliore se riesco ad individuare le “femmine” giuste.
Dopo la scelta ci vogliono proposte originali che non sviliscano la professionalità del mio interlocutore ma che la valorizzino, solo in questo modo ne può uscire fuori una campagna bella e realmente sentita (quella delle 3 win a cui accennavo sopra).
Le campagne no-budget le lascio agli altri, sinceramente non ho tempo da perdere ad insultare altri professionisti.
Il lavoro si paga e se voglio che una cosa si distingua dalla massa di assurdità che si vedono in questo campo io pago e cerco solo qualità, trasparenza ed esperienza.
Tutto il resto è fuffa e io non sono una fuffarola!
Un modo che adoro per approcciare blogger e influencer è mandare un regalo, prima facciamogli provare il prodotto con un regalo inaspettato e senza condizioni di nessun tipo, le proposte (decenti, mi raccomando) arrivano dopo.
Sarà che tratto spesso temi femminili e noi donne ai regali senza condizioni non sappiamo resistere, se il prodotto è ottimo (se il tuo prodotto non è ottimo cambialo subito, magari proprio seguendo i consigli degli influencer…) l’innamoramento arriva e allora si che posso cominciare a parlare seriamente di raccontarlo alle loro community online.
Insomma, la cosa migliore è imparare a scegliere chi online si distingue dalla massa e fa la differenza e l’unico modo per farlo è imparare a distinguerci dalla massa di Social Media Specialist che fa le cose nel solito vecchio modo, io voglio essere una mela bella rossa in mezzo a tante mele in bianco e nero.
<<non c’è budget>> oppure <<fai un post e devi scrivere così e così altrimenti non te lo approvo>>?
No grazie.